venerdì 4 novembre 2016

Madrid e la scarpina "hecha a mano"

Pubblicato da alle 11:58 AM 0 commenti

Stamattina ero felice, si, anche se le temperature si sono abbassate e metà Madrid è partita per disfrutar del ponte del 1 novembre e io, invece, mi sono alzata in ritardo con i capelli da lavare e sono corsa tutta infreddolita e stravolta a lavorare, ero felice comunque.
Ancora lo sento quel ticchettare lieve delle mie nuove scarpe, stupende, preziosissime, modello parigino dove si può cambiare il tacco, ¡tac! Divento una stanga di un metro e settantaquattro, ¡tac! Il tacchetto più basso mi da' un'aria così chic! 
Sorridevo con in testa questa canzone (no, non è il mio posteriore)


Poi arrivo in ufficio e sono tutti di cattivo umore, e il mio sorrisino un poco s'inclina, ma non importa. Ticchetto tutta allegra, mentre mi piazzano due riunioni da fissare, tic tic tic, tre testi da tradurre, una presentazione da sistemare... Tic tic tic... Ma che importa! 
Tic tic tic, faccio in giro per l'ufficio, 
Quanto sono belle le mie scarpe? Entra una ragazza per la riunione e le ammira due tre volte indirettamente, poi, curiosa, mi chiede dove le ho trovate delle scarpe così eleganti. Io
Mi gonfio come un pavone e le mostro la praticità e il segreto nascosto di quelle scarpine fatte a mano che sono comodissssime, poi spinta dalla simpatia le dico del negozietto in calle Mayor dove lui, un ragazzotto sulla quarantina con tanto di metro come collana, me le ha vendute fra mille svolazzi e complimenti: "hermosos, particulares, te quedan genialeeeeesss".
Tic tic tic, scendo a inviare qualche sobre* [busta/lettera] al correo di sotto, saluto i vicini, il portiere e la sua vita di pantofolaio sinvergüenza* [immorale] perenne, il suo barboncino rognoso e torno alle mie scartoffie.
E proprio lì, lo sento... Tic, tic, traaaaaak 
Il tacco destro passa a miglior vita lasciandomi con una comune ballerina storta al piede, una pantofola "nata male".
Inorridisco, e la mia giornata si trasforma nell'incubo del 31 ottobre e allora collego tutto, le riunioni non programmate che mi rovinano la mattinata tranquilla, la metro persa per ben due volte, i capelli finiti dentro la tazza del caffè, il litigio con il vicino di appartamento per l'acqua caduta sul suo terrazzino orrendo, l'escremento di uccello sulla giacchetta, il ritardo cosmico, i 10 euro persi e l'emicrania notturna. Quella era una di quelle giornate in cui una come me, non poteva uscire di casa.
Nelle ultime due riunioni il mio nuovo stile non è stato apprezzato dalla ricca signora brasiliana che accigliata mi ha chiesto se: "¿Todo va bien?"

In pausa pranzo ho percorso calle Serrano, la più chic di Madrid, claudicante come presa da una pesante sbornia, e mi sono infilata rossa in viso dentro a Zara, felice di trovare un paio di scarpe carine (che avrei rigorosamente restituito) da abbinare al mio completo beige. Nella fretta e tenendo gli occhi bassi, mi scontro con una figura e poi alzo gli occhi. È Juan, il mio padrone di casa, il dueño scassacavoli a cui devo ancora 170 euro che ho speso comprandomi quelle bellissime scarpine fatte a mano, che con un solo gesto ¡tac! Possono accorciare il tacco (e pure romperlo). Mi guarda accigliato e la sua benevolenza nel miei confronti sparisce, quando capisce che in realtà non sono una poveraccia senza un nichelino in tasca come per anni, gli ho fatto credere. 
E mi chiede quando penso di pagarlo, mentre io penso solo a quante probabilità ci sono che cada neve a Madrid e che tutte le strade si facciano di ghiaccio e che l'unica linea di metro che uso, chiuda per vacanze del personale e che mia zia si catapulti al mio fianco ripetendomi come un mantra che "con me ha chiuso e che ho passato il limite di sopportazione di nipote" perché ho evitato, chiaramente di proposito, di recarmi a casa sua quest'estate, ubicata nel profondo Sud italiano circa a 4 ore di distanza in macchina da casa mia. Ma fa lo stesso perché potevo "prendere il treno" e farmi UN giorno in sua compagnia.

Magari a qualcuno interessa il 
Bel negozietto dove non penso proprio che tutte le scarpe abbiano l'opzione "modalità ciabatta" che hanno le mie:

"PACCO GUERRERO"
calle Mayor 8, Madrid
Www.paccoguerrero.com
Prezzo orientativo: 169€

A ogni modo il "sartino" mi ha cambiato le scarpe dandomene un paio nuove di zecca, lamentandosi a gran voce dei "putos fabricantes" 



domenica 3 maggio 2015

Dimenticare un amore (?)

Pubblicato da alle 3:27 PM 0 commenti

Se devo vivere senza di te, che sia duro e cruento,
la minestra fredda, le scarpe rotte, o che a metà dell’opulenza
si alzi il secco ramo della tosse, che latra
il tuo nome deformato, le vocali di spuma, e nelle dita
mi si incollino le lenzuola, e niente mi dia pace.
Non imparerò per questo a meglio amarti,
però sloggiato dalla felicità
saprò quanta me ne davi a volte soltanto standomi nei pressi.

Questo voglio capirlo, ma mi inganno:
sarà necessaria la brina dell’architrave
perché colui che si ripari sotto il portale comprenda
la luce della sala da pranzo, le tovaglie di latte, e l’aroma
dl pane che passa la sua mano bruna per la fessura.
Tanto lontano ormai da te
come un occhio dall’altro,
da questa avversità che assumo nascerà adesso
lo sguardo che alla fine ti meriti.


Julio Cortazàr 



!) Version español de Julio Cortázar aquí
!) visita anche: monologo
!) visita anche: amore o surrogato?

















martedì 28 aprile 2015

Esta es la primera vez

Pubblicato da alle 10:15 PM 0 commenti
Esta es la primera vez, ¿la primera vez de qué?,
la primera vez que escribo este blog en español. Lo siento mucho por todos los italianos que en este momento no pueden entender nada, pero a veces es mejor así (aunque si todo puede ser traducido traves de los diccionarios aquí a lado). Me da igual no saber escribir perfectamente y lo se qué probablemente voy a faltar palabras y a equivocarme acentos y no se cuantas cosas, pero así lo deseo, una ecritura sin diccionario con un monton de errores. Porque sin embrargo, sigo a ser una italiana. No lo sabia de verdad qué un viaje de este tamaño podria cambiarme la vida de esta manera, pero ahora que llega el final de esta historia lo puedo sentir golpearme dulcemente en la cabeza diciendome: "pues aquí estas, lo has conseguido, eres una vincente, pero ahora que estas acustumbrada a esta vida tienes que cambiar otra vez". Estoy aquí en mi cama, escuchando una canción de Yael Naim, pensando qué no es mi verdadera cama, con el cartel de Elvis qué me mira todos los diás y noches... he comprado una Polaroid, el vendedor me dijo que apartenece a los años '60 o algo así. He comprato tambíen una analogíca que todavía no se utilizar. A las clases todo sigue regular y parece que nadie de mis compañeros tienen un problema al mundo, la profesora dijo qué no puedo seguir a no utilizar el subjuntivo. Falta poco y me voy a "casa" pero ¿cual es mi casa? probablemente donde está mi corazón, pero ahora me paro a pensar. Mi corazón es por midad español, y no puedo ignorarlo mas. Cada noche sueño español, y me surpriendo como me cuesta hablar en italiano pensando en español.
Ahora ver gente por la calle a todas las horas no me parece raro, ver compartir la comida entre amigos no me parece algo de discutir. Y dar un paseo a las seis de la mañana para volver a casa despues una noche de botellon no me resulta imposible.
Me cuesta mas volver a algo que por un año no era mi vida, y nunca creía que esto era lo que he seguido buscando por años, la libertad de ser lo que decido de ser.
Y me dá pena saber que muchas gente no considera esto como "vida" porque yo creo de haber vivido 25 años en este año.
Algo claro se dibuja en mi cabeza y sigue dandose cuenta mi celebro, nada de mas claro en la última temporada, así que pienso a una frase de Tolstoj:

"El secreto de la felicidad no es hacer siempre lo que se quiere si no querer siempre lo que se hace"



!) Echa un vistazo aquí: Madrid sorrisi e musica

mercoledì 10 dicembre 2014

Madrid sorrisi e musica

Pubblicato da alle 3:46 PM 0 commenti
Da quando sono a Madrid sorrido di più. Da questa mattina ho un sorriso ebete che mi incornicia il viso e la gente spesso mi guarda un po' preoccupata, "Per cosa sorridi?" la verità è che non lo so! E spesso molti mi apostrofano con un: "Pero que rara eres!!".
In spagnolo questa frase suona come un nostro "Ma come sei messa male", in realtà a me piace quando me lo dicono, quasi mi sembra un complimento, una cosa rara è una cosa difficile da trovare e una cosa difficile da trovare spinge a cercarla, a incontrarla!

Dal Treccani
 Rara: Di oggetti, o di persone, di animali che si trovano o si incontrano poco frequentemente, in piccolo numero, con difficoltà. In chimica, gas raro o gas nobile, gruppo di elementi poco frequenti in natura

Si lo so, questa è una banale scusa per sviare il mio palese essere "strana", ma come me in questo viaggio, ne ho conosciute di persone bizzarre! E anche se sono imprevedibili, indomabili, assolutamente prive di logica e curiose, amo condividere il mio tempo con loro.


La mia aria sognante accompagnata dalla colonna sonora di queste canzoni perdute, conosciute, ritrovate! disfrutais!

!)Torniamo alla mia anima hippie che nascondo gelosamente
con gli Edward Sharpe & The Magnetic Zeros - Home (tra l'altro video bellissimo!)
https://www.youtube.com/watch?v=DHEOF_rcND8

!) La vera colonna sonora di questo viaggio, sentita per la prima volta in una macchina che mi portava in un paesino sperduto nei pressi di Madrid, intorno, colline e arbusti bruciacchiati distese immense di terra rossa. Tunng - Bullets
https://www.youtube.com/watch?v=9OaO81kL6EM&index=37&list=FL-yEpD97GcnqQuCrdhqbsTA

!)Un po' d'Italia con Jovanotti e l'intramontabile Bella
https://www.youtube.com/watch?v=O2RccC7UCnY

!) Non potevo  non mettere lui! mitico Andres Calamaro dei Los rodriguez, compagno affidabile di queste giornate produttive. Sin Documentos
https://www.youtube.com/watch?v=BUKHMGiW_rY&index=11&list=FL-yEpD97GcnqQuCrdhqbsTA

!) Spiritualmente non potevo omettere il capolavoro di questa canzone, unione di due culture differenti di musica, fa sognare, segna il mio percorso. John Tesh & Robert Mirabal - Valley Of Dreams
https://www.youtube.com/watch?v=WtFVemMLho4&list=FL-yEpD97GcnqQuCrdhqbsTA&index=3

!) La mia critica quotidiana alla società. Eddie Vedder, Society 
https://www.youtube.com/watch?v=xNaaQDrUfwc&index=15&list=FL-yEpD97GcnqQuCrdhqbsTA

!) Le origini sono importanti, questa canzone mi ricorda il mio paese e quello che non dimenticherò, serate di sguardi annebbiati e sorrisi incerti. Jimi Hendrix, Hey Joe
https://www.youtube.com/watch?v=DpkDdLZGg30&index=1&list=FL-yEpD97GcnqQuCrdhqbsTA

!)Scoperti da poco, già mi viene voglia di prendere su il mio zaino. Arcade Fire, Deep blue
https://www.youtube.com/watch?v=cDIRT_NEMxo&index=8&list=FL-yEpD97GcnqQuCrdhqbsTA




!) Vedi anche Dreamers non scomparsi

giovedì 13 novembre 2014

Fellini e nostalgie

Pubblicato da alle 9:17 PM 0 commenti
Chi non conosce Fellini? ebbene tutto a Madrid mi ricorda Fellini,
Il professore che ammicca mentre fa finta di non accorgersi della mia disattenzione, la pioggerellina fresca e fastidiosa che disturba il pellegrinaggio verso la stazione delle metro, i ragazzi che incredibilmente giocano nelle piazze del mercado del rastro, scambiandosi le figurine e facendo roteare oggetti di legno che le vecchie generazioni chiamano "Trottole" (o Peonza in castigliano). Il chiacchiericcio delle vecchiette per le strade, che elencano gioie e dolori di tutto il circondario.
Odora di casa mia e anche se non c'è la nebbia e non è la stessa cosa, una canzone suona dolcemente nelle orecchie


Quello che NON mi piace di Madrid: La biblioteca nacional

Pubblicato da alle 8:55 PM 0 commenti
Sono incapace di stare tranquillamente seduta a non pensare, soprattutto nelle mattinate come queste, dove la pioggia arriva puntuale alle 8.00 e sembra non risparmiare nessuno (nemmeno a Madrid); dove realizzi senza tempestività di aver sbagliato modello di scarpe per una giornata del genere, di non avere abbastanza soldi per l'autobus e decidere di procedere a piedi. Ebbene questi sono i momenti in cui il mio cervello lavora sodo, mandandomi in esaurimento con le mille questioni che produce fino a giungere a quelle irrisolvibili attualmente. Quindi oggi camminavo, riflettevo sul fatto che tutti sospirano di gelosia quando dico che spendo le mie giornate "in questa fetta di paradiso", quasi tutti bistrattano la mia Italia, quando invece, solo stando lontana realizzo di che razza di paese abbiamo fra le mani.
Così decido di iniziare una rubrica un poco insolita, ma che potrebbe avvicinarvi, miei cari lettori, alla concezione che non passa mai di moda: "l'erba del vicino è sempre più verde".
Quello che non mi piace di Madrid.

La prima cosa che mi viene in mente è una parola che il mio professore di ètica usa così volentieri da sembrare una canzone: Cutrez, che in italiano, può essere tradotta con Banalità.
Alt! fermi tutti, non sto dicendo che Madrid è banale, tutt'altro. Però noto un certo grado di banalità nelle attività della gente, soprattutto dei miei coetanei. E, malheureusement, io paragono un poco tutto alla cara Bologna. La cultura che scorre nelle vene di questa città è differente da quella a cui sono abituata ed esposta nella mia terra.

Prima delusione; La biblioteca nacional, vi ricordate quanto ero felice di andarci? quanto non stavo più nella pelle? ebbene, francamente mi pare la personificazione esatta della persona tutta votata all'estetica.
Una facciata da sbalordire, mozzare il fiato, entrando mi sembrava di essere "un eletta", ma ecco che bruscamente vengo riportata alla realtà dal complesso burocratico per entrare:
Bodyscanner (upss avevo scordato il porto d'armi), personale che mi scruta seccato, un'ora di compilazione di fogli in cui non contenta dei dati spagnoli di residenza, la responsabile, mi ha fatto un interrogatorio personalizzato su cosa ci facesse un'italiana in una biblioteca spagnola (sicuramente cercavo menti eccelse per fondare una banda mafiosa in Spagna). Finalmente una bella foto per concludere questa apocalisse ed ecco che arriva l'amara scoperta: "I libri non si possono portare a casa", suona come la campana della morte nelle mie orecchie. Vendendomi interdetta, la signora mi consegna due pagine stampate male riportanti le biblioteche di Madrid in cui avrei avuto una maggiore dose di libertà, e mi accompagna gentilmente all'uscita dell'ufficio.
Mi consolo ancora pensando che a necessità sarei venuta a leggere fra quei muri imperiosi e tutta contenta mi avvio verso l'entrata, "finalmente" mi dico.
Ebbene, tralascio particolari non proprio piacevoli di un personale assolutamente assente e una biblioteca che pare più che altro uno schedario di un ufficio imposte, le quattro pareti di libri per ciascuna "zona" (est e ovest) accompagnati da piani "proibiti" e inaccessibili ai comuni mortali, che scopro essere uffici, mi lasciano a bocca asciutta. Certo le mie aspettative erano molto alte, mi immaginavo una Bibliothèque nationale de France



O quantomeno lo splendore della Sala Borsa di Bologna...Sing!---> Leggimi

 Chiedere consiglio alla gente del luogo non serve. Pare non esserci un'altra biblioteca fornita quantomeno bella e famosa a Madrid. E questa sarebbe una severa mancanza, ecco perché invece la troverò! A costo di star sul cavolo a tutti i bibliotecari della capitale!





venerdì 7 novembre 2014

Madrid, Che casa sarebbe senza le Tedesche?

Pubblicato da alle 12:09 AM 0 commenti
Oggi sono molto eccitata! Dopo una settimana passata sui libri (no no, cari amici, non è uno scherzo qua si studia davvero!) Domani finalmente visiterò la grande bella, Biblioteca Nacional di Madrid!
Non sto più nella pelle! farò la mia targhetta per portarmi a casa montagne, colline di libri!. E anche se il mio spagnolo è ancora zoppicante (soprattutto sulla maledetta Jota, non posso dire una parola senza sputacchiare tutto il liquido dalle mie ghiandole salivari) prenderò un bel libro di narrativa, indovinate ho già il nome: "El bosque animado" di W. Fernandez Florez.
Vi saprò recensire l'opera fra un triliardo di anni, quando lo avrò terminato.

Stasera non ho da lamentarmi, però vorrei tanto parlare di uno stereotipo troppo comune che, guarda caso, ruota con insistenza attorno ai tedeschi.
Spesso mi chiedono dall'italia: "Ma vero che sono freddi come il ghiaccio della ghiacciaia più congelata che possa esistere, tanto è vero che i pinguini li evitano?"
Beh. Questo stereotipo (rullo di tamburi) è, ahimè, vero!.
Tuttavia devo spezzare una lancia a favore dei freddi. Sanno essere amabili. E quando lo sono, ti senti davvero importante.
Forse è il caso di parlare delle due "Der Himmel" (nome arbitrario applicato alle mie compagne di appartamento in momenti di sconforto, con l'unico significato di: "il cielo" nella lingua dei freddi)
Rispettivamente educate, rispettose, i due piccoli sergenti hanno applicato tutte le regole fondamentali per una convivenza adeguata: "Il dia de limpia" chiamato giorno dello sbattimento, rigorosamente a rotazione, si pulisce una parte della casa, con successiva ispezione per comprendere se tutto è stato pulito a dovere. Non parlando del "dia del dinero" ognuno versa la sua quota per le spese obbligatorie mensili.
Contrariamente a tutte le aspettative le der himmel, hanno sviluppato una certa simpatia nei miei riguardi, mentre è assolutamente evidente il gesto di disappunto che mandano giornalmente alle altre due della casa. Ci sono certe serate che la bionda, la più temibile, marcia e sbatte alcune porte, accompagnando i suoi passi da imprecazioni in aramaico antico, a quel punto, l'italiana corre nella mia camera e tremante si infila nel letto, paurosa di aver combinato "un'altra delle sue".

Tuttavia non posso non dire che grazie a loro si mantiene un certo equilibro in una casa popolata, dove alcune regole, volenti o nolenti, garantiscono un certo grado di "decenza", (chiaro che se vivessimo solo con la francese, a questo punto avremo avuto uno stagno improvvisato in bagno con tanto di nutrie e toporagno e una collezione di formicai in salone).

La bionda mi è particolarmente affezionata, mi sorride amabile e mi dice parole dolci quali: "Tu non mi dai mai fastidio", "Buongiorno cara", per non parlare di quando m'invita a sedermi nel divano con lei per vedere un film e i nostri piedi si sfiorano per sbaglio. Insomma, tocco il cielo con un dito!.

Devo proprio sottolineare che l'esagerazione è propria di questo articolo, ma che ci volete fare...sono fatta così! Suvvia, due risate e guardatevi questo video!----> Der Himmel


A domani mia amata!

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